L’olio di palma fa male, crea dipendenza ma è diffusissimo nella maggior parte dei prodotti da supermercato perché è economico e finora veniva “nascosto” dalle etichette. Ma a partire dal prossimo 13 dicembre scopriremo in quanti prodotti è presente, grazie alla nuova legge emanata dal Regolamento UE n1169/2011 che obbliga tutte le aziende alimentari a dichiarare la presenza dell’olio di palma all’interno dei loro prodotti.
L’olio di palma finora veniva abilmente camuffato sotto il nome vago di “grassi ed oli vegetali”, probabilmente la maggior parte di noi lo ha consumato in grandi quantità senza esserne consapevole: pare sia utilizzato da circa il 95% delle aziende italiane del settore agroalimentare. E’ presente in prodotti celebri del Mulino Bianco e della Ferrero, ma praticamente in quasi tutti i biscotti, merendine e snack confezionati. Non essendoci finora l’obbligo di dichiararlo, le aziende non avevano nessun interesse a sottolineare che l’olio di palma fosse tra gli ingredienti.
Perché l’olio di palma fa male:
1- Aumenta il colesterolo cattivo e il rischio di malattie cardiovascolari
Secondo i nutrizionisti l’assunzione giornaliera di dosi elevate di questo ingrediente, soprattutto nella versione raffinata (la più usata dall’industria alimentare), può risultare dannosa per la salute a causa della presenza dei grassi saturi. Quest’olio contiene infatti un’altissima percentuale di grassi saturi (oltre il 50%), che favoriscono la produzione del cosiddetto colesterolo “cattivo”, il colesterolo LDL, il più rischioso per l’apparato cardiocircolatorio.
Anche se in Italia non esistono studi sul consumo pro-capite, i nutrizionisti consigliano di limitarne l’assunzione, in particolare ai bambini che sono i più esposti.
2 – i grassi saturi dell’olio palmitico possono creare allergie
I grassi saturi, quando assunti in quantità eccessive, alterano le funzioni del sistema immunitario ed ormonale, creando scompensi che possono favorire la comparsa di allergie, malattie autoimmuni, fino a portare ad alterazioni delle funzioni riproduttive ed intellettuali sia nei bambini – che sono in fase di sviluppo – che negli adulti.
3 – l’Olio di Palma crea dipendenza in chi lo consuma
Questo punto è uno dei più dibattuti, in realtà sarà capitato a tutti di sviluppare una sorta di “dipendenza” da un prodotto come ad esempio la Nutella che, almeno fino ad ora, contiene tale ingrediente. Nel 2009 è stato pubblicato uno studio sul Journal of Clinical Investigation (Benoit et al. 2009) dal quale risulta che alcuni tipi di grassi – in particolar modo l’acido palmitico – deprimono il senso di sazietà provocando alterazioni a livello dell’ipotalamo; alterazioni che portano alla riduzione della produzione di insulina e leptina, le due molecole che ci fanno sentire sazi bloccando l’assunzione del cibo. L’inibizione del senso di sazietà può durare fino a tre giorni. Questo crea la dipendenza.
L’acido oleico dell’olio d’oliva invece, non inibisce il senso di sazietà e non crea nessuna dipendenza, inoltre ha un costo più alto e viene usato solo da poche aziende alimentari.
4- fa male all’ambiente e la sua produzione calpesta diritti umani
La produzione dell’olio di palma a basso costo è purtroppo correlata alla rapina delle terre e alla deportazione di milioni di famiglie africane e asiatiche (land grabbing). È inoltre causa della deforestazione di aree boschive (prima causa di emissioni di CO2 nel Sud-Est asiatico) e della devastazione degli “habitat” naturali per lasciare spazio alle monocolture come quelle della palma da olio. Per stemperare le problematiche e ripulire l’immagine dell’olio di palma esiste una certificazione sostenibile (RSPO), che finora copre solo una quota minima della produzione.
Per quale motivo, quindi, l’olio di palma è la materia grassa più consumata dalla popolazione mondiale? Le risposte sono tante: per la sua grande versatilità, per i suoi costi estremamente contenuti, e non da ultimo, per il fatto che creerebbe una sorta di dipendenza.
Il Fatto Alimentare ha promosso in questi giorni una raccolta firme per bloccare nelle forniture pubbliche in Italia gli alimenti contenenti olio di palma, come l’approvvigionamento delle mense scolastiche, ospedaliere e aziendali, nonché dei distributori automatici collocati in scuole e pubblici edifici. La petizione (che io stessa ho firmato) si trova a questo link ed ha finora raccolto oltre 61 mila firme.
Purtroppo l’olio di palma è contenuto anche in alimenti per bambini e neonati (perfino in latti in formula) e in alcuni prodotti biologici. Un impegno che tutti noi possiamo prendere è quello di evitare, da ora in poi che le etichette lo dichiareranno, i prodotti con olio di palma, per tutelare la nostra salute e quella dei nostri figli, oltre a fare una scelta etica che salvaguarda natura e diritti umani.